Una famiglia perfetta

8 Dicembre 2012
4 minuti di lettura

Anche se di rado, il Mondo di Art diventa occasione per inusuali recensioni di prodotti cinematografici che mi hanno colpito particolarmente,  una versione più organizzata di quello che si fa con l’amico/a all’uscita dal cinema quando ci si ritrova a commentare il film appena visto: sempre che ci sia qualcosa di cui discutere.

Il film oggetto di questo articolo è una Famiglia Perfetta per la regia di Paolo Genovese con un Castellitto sempre convincente ed un cast di tutto rispetto che affianca nomi noti ad artisti emergenti.

Solitamente mi trovo un pò contrariato quando si tratta di pagare il biglietto per un film italiano, nel caso di pellicole di buona qualità la maggior parte delle volte è sempre la solita storia straziante in stile Ultimo Bacio con quarantenni sfigati e coppie infedeli, ed anche la presenza di Castellitto non mi avrebbe convinto se non fosse stato che, anche quando preventivamente storco il naso, mi fido dell’intuito della mia amica Emanuela con cui ho condiviso la serata cinematografo con due abbondanti razioni di pop-corn finiti ancor prima che il film cominciasse.

Ad ogni modo il film l’ho visto, e se chi legge ha intenzione di farlo gli sconsiglio di proseguire nella lettura visto che mi accingo in ciò che in linguaggio nerdiano alto è definito spoiler.

Uomo avvisato…

La parte interessante della pellicola, oltre alla trovata surreale di una famiglia costruita su misura per lo sfizio di un uomo facoltoso (Castellitto), è quella di aver approfondito uno degli argomenti che ritengo siano molto cari a quelli della mia generazione. Buona parte dei quarantenni single o con rapporti liberi vivono un tale stato di disillusione, spesso rassegnata e non del tutto consapevole,  che vanifica ogni speranza di essere ancora in tempo a costruire il proprio nido intorno ad una casa, una moglie ed un paio di pargoli cui insegnare le cose importanti della vita.

A malincuore mi riconosco anch’io in questo deprimente mucchio di disincantati, sarebbe disonesto non ammettere con se stessi che oggi sono più spaventato che mai perchè “anche in una relazione perfetta può arrivare qualcun altro a portarti via tutto“… figuriamoci se poi ci metti anche del tuo.

Ed eccolo quest’uomo inquietante, ricco ma solo, che dopo tanti anni viene colto da un dubbio amletico: avrebbe funzionato oppure no? Sono stato un’idiota oppure ho fatto bene? … l’oggetto della sua riflessione una bella donna che si presume essere stata il suo grande amore del passato (Claudia Gerini) e che accetta l’improbabile commedia apparentemente spinta dal marito (Marco Giallini). Quest’ultimo interpreta il ruolo di capomastro di una compagnia di attori che, per mancanza di lavoro, si dedicano ad interpretare il ruolo di familiari (nonna, fratello e cognata compresi) per “vendere” una notte di Natale con una famiglia perfetta a quell’uomo che svelerà le proprie motivazioni, e cioè togliersi quel dubbio, solo alla fine del film.

Probabilmente le cose che differenziano uomini e donne sono meno di quelle che crediamo, tuttavia ce ne sono alcune che bisogna riconoscere, tra queste l’incomprensibile tendenza tutta femminile di conservare nel cuore gli antichi amori anche quando tutto è oramai finito. Probabilmente è qualcosa di collegato al consueto pragmatismo da gentil sesso ma non ci metterei la mano sul fuoco: quando si tratta di mandare una relazione a quel paese, anche una “famiglia perfetta” non è sufficiente.

Ad ogni modo ciò a cui la mente maschile non è in grado di arrivare è che se una ex decide di rivedere il proprio amore perduto non è perchè ha dei dubbi o vuole vedere cosa gli scatena ancora.
Noi uomini non concepiamo il fatto che a volte una donna desidera reincontrarsi con una persona che ha amato solo per il piacere di rivederlo e nient’altro… in questo caso siamo noi uomini ad essere contorti, a credere che debba esserci sotto qualcosa, che sia la solita messinscena, il consueto teatrino per tenerci sulle spine.

Probabilmente la famiglia perfetta non esiste, ciò non toglie che amore e dedizione possano portare una donna a restare col proprio uomo anche quando uno spettro del passato torna a farsi rivedere.

Ah… non sapete quante volte mi riscopri meravigliato dalla scoperta che non esistono verità assolute. Pur tendendo sempre a definire, inquadrare, etichettare, mi guardo allo specchio e mi ripeto: che testone che sei! Tutto quello che credi di aver capito definitivamente è sempre il solito meccanismo di protezione! Se non fosse stato per Emanuela che ha fatto luce sul senso della storia, avrei interpretato il film alla mia solita maniera credendo, come quell’uomo, che basta un niente per sfasciare una famiglia quando in realtà sono le nostre trappole mentali a renderci paurosi e di conseguenza stronzi con la persona che amiamo più di ogni altra cosa al mondo.

Fino alla fine del film ho creduto che lei potesse crollare da un momento all’altro, che si trattava della classica stronza che avrebbe mandato all’aria il suo rapporto con un uomo che l’amava per un altro che sarebbe durato tanto quanto i fuochi d’artificio nel cielo che esauriscono la loro energia in pochi minuti.

Ho creduto che in fondo quell’uomo ricco aveva avuto la sua risposta, che sarebbe bastato un niente per mandare all’aria ogni cosa e che non valeva la pena tentare. Perchè accettare quel lavoro? Perchè nascondere tutto al marito che è vero, in passato l’aveva tradita, ma che si era poi rivelato un uomo innamorato?

Eccola la spiegazione. Il regista l’aveva messa lì per chi sarebbe stato in grado di leggerla. E non c’entra nulla con le recensioni che ho letto in giro che vorrebbero ridurre il film ad una commedia con qualche divertente equivoco, ad un ritratto tutto italiano buonista ed irreale sull’onestà di una donna che preferisce la stabilità in quanto la famiglia perfetta  non esiste. Il cardine che è necessario oliare a dovere per non lasciarsi sfuggire il senso della pellicola è quello intorno al quale ruota la vita stessa: il movimento! E’ solo rischiando che possiamo costruirci la felicità, altrochè ostinarci a stare con una persona che ci fa star male, oppure credere di non aver bisogno di nessuno, o ancora sperare che le cose si aggiustino da sole… la realtà è quella di sempre, bisogna muoversi, anche quando si è stanchi, anche quando guardandoci alle spalle ci vengono i brividi.

Bravo Genovese, il tuo è stato uno di quei film che colpiscono per rimanere.

http://www.youtube.com/watch?v=6iiDcJnmLSs

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articolo precedente

7 – Peregrinos pt. 1: Lezama/Islares

Prossimo articolo

Il decalogo rivisto da Filippo

Le ultime da Cinema

The Big Kahuna

Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare. Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.

Frankenweenie

Non posso dire di essere entrato al cinema colmo di aspettative; dopo Dark Shadows e Alice in Wonderland (per non parlare de

Mary and Max

(non contiene spoiler) Di tanto in tanto, soprattutto quando mi sento ispirato e quando ciò che vedo leggo o ascolto mi colpisce

Mare dentro

Sono davvero pochi i film che mi hanno lasciato forti emozioni, quando ne trovo uno vorrei non finisse mai, mi commuovo continuamente,

A Dangerous Method

A Dangerous Method è un altro di quei film che una volta visto ti lascia qualcosa su cui riflettere. Non è un
TornaSu