Perduto

29 Novembre 2007
3 minuti di lettura

cover: lost (2003) di JapiHonoo

“Lo straordinario risiede nel Cammino delle Persone Comuni.”
Paulo Coelho

Tra le pianure del monte che sto attraversando ho scovato, nascosta in un tronco d’albero, una porta magica. “Perduto” è il mio nome, ma forse lo sapete già in quanto ieri, come adesso, mi sono introdotto nella dimensione dei numeri mosso dal mio insolente desiderio di comunicazione.
Dentro le porte magiche rivivo il mio passato, ritrovando in esso una delle poche fonti di gioia all’interno del Perpetuo Camminare.
Oggi ho fatto visita alla mia infanzia. E’ stata un’esperienza di una dolcezza imprevista, per questo voglio raccontarvela. Sono figlio di fata e di Troll, una di quelle unioni che hanno fatto bisbigliare la foresta per secoli. Nessuno avrebbe giurato che quel matrimonio potesse durare nel tempo, eppure entrambi sono stati capaci di raggiungere le stelle del cielo tenendosi per mano e di amarsi sulla terra fino all’ultimo giorno.
Mio padre era un Troll fuori dall’ordinario, era in grado di articolare le parole anziché esprimersi a grugniti ed era sempre molto gentile e rispettoso nei confronti di mia madre. Di lei serbo il ricordo più bello. Oggi l’ho vista giovane, stretta nel suo vestito di seta rosa con una corona di fiori a cingerle il capo e cento, mille, sorrisi in viso per la mia anima. Ero lì, ancora bambino, a ricambiare i suoi sguardi e a starle dietro come tutti i cuccioli di fata.
Ogni notte mia madre cuciva per me una stella di stoffa, poi all’alba, quando il bosco si riscaldava ai primi raggi del sole, me la donava dicendomi: <<Ecco anche oggi la tua stella, bambino mio.>> Quel gesto si è ripetuto instancabilmente per i successivi 147 anni. Allora non comprendevo perchè quei piccoli oggetti mi facessero stare tanto bene, ricordo solo che, una volta al mese, mio padre si insinuava nella mia grotta approfittando della mia assenza ed era ghiotto, ma così ghiotto, di quelle stelle di stoffa, che cominciava a divorarle fin quando non si saziava. Un giorno lo sorpresi nel bel mezzo di quello strano banchetto e gli dissi: <<Padre, queste stelle non sono buone da mangiare.>> E lui: <<Solo per te figliolo non sono buone, non vedi quanto siamo diversi?>> L’ho rivista anche oggi quella scena e più di ogni altra cosa mi sono tornate alla mente le parole di mia madre: <<Le stelle di “Perduto” non sono fatte per il tuo cuore, per te ci sono solo ghiande.>> Allora non comprendevo la ragione di quel rimprovero, pensavo che le mie stelle fossero abbastanza per entrambi e ritenevo possibile sacrificarne un po’ per la gioia di mio padre. A quel tempo non intesi a pieno neanche il senso della laconica risposta che mia madre mi diede: <<So quello che faccio, tuo padre ha un buco nero nel petto e le tue stelle perdono la loro luce quando vi entrano, adesso sono tante ma domani potrebbero non restartene abbastanza.>> Solo molto tempo dopo, vivendo, avrei colto la profondità di quelle parole e l’importanza di ognuna delle mie piccole stelle.
Oggi che comprendo, oggi che so, il ricordo di quel giorno mi riporta a “Perduta” e a come getti volontariamente le sue stelle dentro un buco nero. Ella non ha idea di quanto sia deleterio bruciare in questo modo le proprie stelle, così come forse non è sano che io continui questo percorso di luci ed ombre senza concedermi la possibilità di fermarmi, fosse anche per cent’anni, all’ombra di un confortante faggio. Perdonatemi, sto divagando, avrei voluto parlarvi solo del mio passato, ma il pensiero mi sfugge e, in un modo o nell’altro, torna sempre a “Perduta”.
Distolgo lo sguardo dall’immagine di lei che la mia mente continua a proiettare e dò un’ultima occhiata all’interno di quella porta aperta sul passato. Scorgo mia madre mentre prende per mano il suo Troll e, guardandomi come il sole guarda la luna, si allontana fino a sparire fra il verde del bosco. Uno strano dolore mi prende il cuore e mi dice che quello è il nostro ultimo incontro. Cucio sul mio petto le stelle rimaste e seguo il richiamo del Perpetuo Camminare. Aveva ragione mia madre, le stelle bastano a stento e adesso desidero non condividere più il mio cammino con nessuno, perché tutti quelli che ho incrociato sulla mia strada me ne hanno sempre strappate un po’ ed ogni volta mi sono sentito più solo.
Per adesso poso qui i miei pensieri, della corona di “Perduta” non so ancora nulla, ma ho visto che la luce, ogni tanto, ritorna dai buchi neri, così potrebbero tornare anche le nostre stelle. Confido in questo e sento il bisogno di gridarlo al vento: <<IO CONFIDO IN QUESTO>>, che possa trascinare via queste parole e restituirmele con la stessa intensità quando ne avrò bisogno.
Che meraviglia i ricordi amici miei, quando li sento così vicini ne comprendo la vera forza e questo mi aiuta a migliorare. Non gettate via le vostre stelle, perché equivarrebbe a chiudere a chiave il cuore e un giorno potrebbe non esserci più una fata pronta a confezionarle per voi. Io avrò cura di quelle che mi sono cucito al petto e non permetterò più a nessuno di sottrarmele.
Forse domani vi parlerò della prossima porta, ma se non mi vedeste non rattristatevi, nella dimensione dei numeri possiamo esistere per sempre, al di fuori del tempo e dello spazio.

Acquista il libro completo del cd o leggi il seguito -> L’infanzia di Perduto

(da Linea di confine, una favola d’amore. Di Nicola Randone con il contributo di Emanuela Fragalà)

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

13 Comments

  1. Devo essere sincero non sono mai stato un ragazzo che legge spesso anzi quasi mai, ma ultimamente lo faccio per la mia ragazza è quindi le racconto le tue scritture.. devo dire che mi emozionano davvero, mi lasciano senza parole. Sei davvero molto bravo.
    Spero in una tua risposta

  2. veramente, se tutte le persone potessero tirare fuori dal cuore un centesimo di quello che scrivi tu sarebbe un mondo migliore…c’è una profondità nelle tue “scritture” che ti entra dentro anche se sei distratto nel leggere..

  3. grazie fatina delle tue dolci parole, non sai quanto mi facciano bene… a volte la fantasia è l’unica risorsa sulla quale riesco ad appoggiarmi, basta un’immagine, un suono, delle parole (anche quelle che scopro in giro tra i miei blog preferiti), e subito arriva una favola o una canzone… mi prendo questo dono e ringrazio per averlo ricevuto, come ringrazio per il fatto di esser riuscito ad emozionare una bella persona come te :)
    un abbraccio grande, spero di rileggerti presto
    Nico

  4. E’ sempre bello poter leggere cose scritte tanto bene… la fantasia che si riversa poi su nomi, posti, personaggi è un qulacosa che per esempio a me manca, non potrei mai mettere nero su bianco queste cose, anche se nella mia testa potessi avere delle immagini chiare o degli scenari già pronti…
    Ritengo che sia un dono….

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