Stava tornando da Ragusa, il vento scuoteva vigorosamente la macchina. Dallo specchietto retrovisore laterale si rifletteva il sedile accanto a lui, naturalmente sgombro.
“Allora cara, quando fissiamo la data delle nozze” disse d’un tratto rivolgendo lo sguardo al sedile. Poi mimò una voce femminile: “Ma cosa dici, non abbiamo neanche i soldi per mangiare stasera e dovremmo sposarci!”. Come se niente fosse continuò: “Che ne dici di accarezzarmi un po’, sai che mi distende mentre guido”, e, continuando a mimare la voce femminile: “Uffaa! …e va bene”.
“Sai cara, mi stai accarezzando così dolcemente che quasi non ti sento”, ed esplose in una fragorosa risata. Non era pazzo, forse si sentiva un po’ solo, forse voleva solo prendersi un po’ in giro.
Una piccola storia di ordinaria solitudine
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