The smiths

4 Novembre 1994
2 minuti di lettura

“Perchè nella vita devo dedicare tempo prezioso a gente a cui non importa se son vivo o morto… perchè nella vita devo sempre sorridere a gente che preferirei prendere a calci in faccia” (Heaven knows I’m miserable now); “Ogni giorno devi dire, oh cosa penso della mia vita? Tutto è difficile da trovare finchè non aprirai gli occhi, quando accetterai te stesso? Sono malandato ed avvilito, e mi sento mediocre, avrei tantissima voglia di lasciarmi entusiasmare, ma i sogni hanno la prerogativa di non avverarsi proprio mai, e il tempo adesso è contro di me, con cosa e con chi prendersela? Tutto è difficile da trovare, finchè non aprirai gli occhi, quando accetterai te stesso? […] Altri conquistavano l’amore, e io scappavo, mi sedevo nella mia stanza e predisponevo un piano, ma come spesso accade i piani possono fallire, e il tempo adesso è contro di me… Dimmi quando accetterai la tua vita, quella che odi…” (Accept yourself); “Quando cammini senza pace su queste strade, proprio le stesse dove sei cresciuto, ho fatto un sogno veramente brutto, è durato 20 anni 7 mesi e 27 giorni. non ho mai avuto nessuno” (Never had no one ever); “Un tremendo giorno di sole, ci incontriamo allora ai cancelli del cimitero… entriamo e leggiamo solennemente le lapidi, tutte quelle persone, tutte quelle vite, dove sono adesso? Con amori e odi e passioni, proprio come le mie. Sono nate, hanno vissuto, e poi sono morte, sembra tutto così ingiusto e ho voglia di piangere…” (Cemetery gates); “Il ragazzo con la spina nel fianco, dietro il rancore nasconde un atroce desiderio d’amore. Come possono guardarmi negli occhi e non credermi ancora, e se non mi credono adesso, mi crederanno mai? […] Come possono vedere l’Amore nei nostri occhi e non crederci ancora, e dopo tutto questo tempo loro non vogliono crederci, e se non ci credono ora, ci crederanno mai? E quando vuoi vivere, come cominci? Dove vai? Chi hai bisogno di conoscere?” (The boy with the thorn in his side); “La scorsa notte ho sognato che qualcuno mi amava. Nessuna speranza, ma niente di male, solo un altro falso allarme. La notte ho scorsa ho sentito braccia vere intorno a me, nessuna speranza, niente di male, solo un altro falso allarme…” (Last night I dreamt…); “Qui lei posa il capo finchè si alza e dice: Ho bisogno di allegria. Che fare di lei. Acqua gelida al posto del sangue, senza nerbo nè cuore e poi solo del tempo da trascorrere. Che fare di lei? Io mi domando, che dire di lei? Eppure quando mi chiama io non cammino, corro.” (Wonderful woman). Circa quattro anni fa, quando ascoltai per la prima volta Hatful of hollow (1984), capii immediatamente che io e Morissey avevamo tragicamente moltissime cose in comune, prime fra queste la timidezza, quella timidezza che ti fa sorridere davanti alla gente che preferiresti prendere a calci in faccia, quella timidezza che ti costringe ad amare gli altri e ad essere sempre generoso con loro anche quando non lo meritano affatto. Con Morissey, vero istrione del gruppo degli Smiths, ho imparato a conoscere meglio molti aspetti della mia personalità e sono riuscito a sentirmi meno solo.

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

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