Memorie di un suggeritore

4 Marzo 2011
4 minuti di lettura

Il teatro è qualcosa che non conosco ancora bene, nella mia città natale c’è solo il cinema, e se così non fosse ci andrebbero in pochi, per la pigrizia e la scarsa capacità di attenzione di molti ragusani. Ho cominciato ad “impararlo” da quando sono a Catania e devo dire che in questi anni non ho mai assistito ad una rappresentazione di questo tipo nella storia del genere. Eravamo in prima fila, io e Veronica, a ridere, incupirci, commuoverci, spaventarci, e così tutto il pubblico, davanti ad uno dei migliori attori della scena contemporanea: Pippo Pattavina.

In questa sede non è mia intenzione tessere le sue lodi, dire quanto è bravo tecnicamente e che probabilmente è uno degli ultimi (pochi) attori ancora rimasti in Italia, sarebbe banale, com’è banale dire che David Gilmour è un mostro della chitarra o che voci come quelle di Freddie Mercury resteranno nella storia… queste sono cose scontate che sanno tutti, la cosa importante in un personaggio del genere e la sua grande capacità comunicativa, un talento che va oltre qualsiasi abilità puramente tecnica e che a mio parere non si impara da nessuna parte, ci si nasce e basta.

Lo spettacolo si sviluppa su di una trama abbastanza semplice: un suggeritore (quelli che in teatro, nascosti, suggeriscono le battute agli attori sul palco nel caso le dimenticassero) si ribella al suo ruolo decidendo (a ragione) che dovrebbe essere lui l’attore sul palcoscenico, che molti non hanno neanche una briciola del suo talento, ed ecco che si lancia in un trascinante alternarsi di momenti drammatici, tratti da Pirandello e Shakespeare, dove viene fuori il grande attore drammatico,  a sketch comici da piegarsi in due dal ridere con, fra i tanti, il personaggio di Pompilia, tenutaria di una casa chiusa a Milano oramai all’inferno, donna che in vita ha visto passare personaggi del calibro di Agnelli, Motta (quello dei panettoni) e persino un giovanissimo Berlusconi che già in tenera età, spiegava Pompilia, cercava le donne più giovani di lui lamentandosi dell’età delle sue ragazze.

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Una delle cose che mi ha colpito (tra le tante) è il momento in cui spiega che quando un attore entra in un personaggio, è difficile uscirne, specialmente se sei in scena e ne stai immediatamente presentando un altro: la cosa mi ha fatto pensare a Zalone, al fatto che sullo schermo è idiota come nella vita di tutti i giorni. Ad ogni modo, tornando a noi, si cimenta nel Gastone di Petrolini (Pattavina spiega sempre ogni parte che esegue), canta, balla, sembra che con quel personaggio abbia calcato le scene da una vita, c’è completamente dentro, e quando lo sketch finisce, esce dal palco per ritornare subito dopo con un’altra maschera, la citazione a Pirandello è talmente efficace da essere colta anche da un pigro come me.

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Pattavina Cirano

In questo spettacolo Pattavina fa morire dal ridere, ma fa anche paura, c’è un momento in cui recita una parte del “Questa sera si recita a soggetto” pirandelliano, e lì mi fa balzare il cuore in gola, sembra quasi sul punto di esplodere, tanta è la rabbia che porta fuori, non si direbbe neanche recitare, e quando la scena finisce e lui torna a sorriderci… beh, alcuni tirano un bel respiro di sollievo.

Si chiude il sipario, è la fine del primo atto. Sono le 22:30, con Veronica speriamo che ci attenda almeno un’altra ora perchè non siamo per niente stanchi. Il sipario torna ad aprirsi, Pattavina si dichiara un pò stanco, e per questo gli va di mettersi un pò a suonare, chiede il posto al pianista e… dannazione, suona davvero bene, e canta, canta il pezzo di Sam in Casablanca, e ci fa sognare tutti… poi si mette alla batteria, lì è un pò fracassone, e con un quartetto jazz non si scherza, ma i musicisti si divertono e scherzano con lui, lui con loro. Poi ritorna al suo suggeritore.

Nello spettacolo Pattavina si rivela un geniale trasformista che trascina con sè tutto il suo pubblico ed inevitabilmente riesce a farsi amare. La confidenza che si stabilisce è quasi immediata, come se lì sul palco ci fosse stato un tuo amico, ed io e Vera che eravamo proprio lì davanti a lui, ci siamo goduti quest’intimità come mai mi era capitato a teatro. Qua e là, tra un pezzo comico ed uno drammatico, siede nelle scalette a bordo palco e dice le sue idee sul mondo, parla senza troppe misure di Berlusconi e di come i potenti riescano a far credere alla massa tutto ciò che vogliono anche quando persino i fatti sono contro di loro, parla di questo mondo pazzo dove le persone spendono soldi per dimagrire quando ai suoi tempi si crepava di fame, e ancora di come oggigiorno ci teniamo a cambiare i nomi di ogni cosa, le “buttane” che vengono chiamate escort, lo spazzino che diventa operatore ecologico, le donne delle pulizie oggi Colf, ancora parla dei grandi del teatro, nomi che io ignoravo e che lui mi ha permesso di conoscere, ci racconta questa cosa dell’avanspettacolo che io non conoscevo, e cioè un vero e proprio genere nato con il cinematografo quando le compagnie teatrali, pur di lavorare, proponevano ai gestori di cinema dei brevi spettacoli da proporre prima del film vero e proprio. “Adesso vi mostro” e così partiva uno sketch d’avanspettacolo, con Pattavina che faceva l’idiota e la sua spalla che andava su tutte le furie per i continui fraintendimenti e l’ignoranza che doveva subire.

In tutto lo spettacolo Pattavina è stato aiutato da due spalle (Agostino Zumbo e Raffaella bella) e da un eccezionale quartetto di musicisti. Peccato solo che il tecnico del suono non abbia fatto uscire la sua voce a dovere durante le parti cantate.

Dopo due ore e mezzo circa lo spettacolo finisce, Pattavina saluta il suo pubblico, Veronica gli grida bravo e lui le strizza l’occhio, basta questo a renderla felice.

Ci fermiamo fuori, aspettiamo che si faccia vedere, ma l’intimità stabilita sotto il palcoscenico era svanita con la fine dello spettacolo, ci imbarazziamo un pò al pensiero di stringere la mano ad un così grande attore, e così ce ne andiamo, ugualmente felici. Un pezzo di grande teatro cui sono contento di aver assistito, perchè mi fa ben sperare di poter stabilire un rapporto più cosciente con questa arte che purtroppo è stata quasi del tutto sostituita dal ben più facile (perchè non “interattivo”) cinema.

Intrattenimento, cultura, emozioni, ecco, questo dovrebbe essere l’arte oggi, e se proprio dobbiamo ridere davanti a Zelig, beh, mi farebbe molto più piacere vedere Pippo lassù piuttosto che decine di cabarettisti scialbi senza alcuna arte nel cuore.


La famiglia Pappalardo (con il suo partner di sempre Tuccio Musumeci)

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

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