Il vizio del potere

23 Novembre 2011
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4 minuti di lettura

Caro diario,

oggi approfittando di una delle mie passeggiate solitarie ho riflettuto sul senso del potere. Ho pensato: guarda un pò, ogni cosa di questo universo ha potere su qualcos’altro, il sole può dare la vita e toglierla, la luna influenza le maree, gli asteroidi possono cambiare il volto di un pianeta, i vulcani sono abili costruttori e ci permettono di assistere a mutazioni geologiche importanti più volte in una singola vita, poi ci sono le forme di vita senzienti che hanno il potere di uccidere a seconda delle singole capacità, per il proprio nutrimento o divertimento, per giungere così all’apice (o al fondo) della scala evolutiva occupata dalla razza umana dove il potere diventa cosciente ed è basato sull’influenza dei pochi sui più.

Lasciamo ad altre sedi le questioni legate al potere politico ed economico, quello ci schiaccia da quando l’uomo si è raccolto in società “incivili” e non possiamo farci nulla (prego giovani e vecchi idealisti di astenersi dal commentare). Il potere di cui parlo è quello delle piccole guerre dei poveri, numero vs numero, uno qualsiasi vs altro qualsiasi.

Non mi è mai piaciuto essere giudicato per come vesto e per la mia immagine in genere, negli ultimi tempi mi è successo spesso di subire la smania di potere del prossimo ostentata sulla base di patetici e direi superati status sociali. Ho pensato che gli uomini di oggi fossero sufficientemente maturi per operare la necessaria distinzione tra l’essere e l’apparire, dimenticando tuttavia come al solito che per farlo bisogna anche essere intelligenti… ahimè, quale delusione scoprire che per quanto possiamo evolvere in termini tecnologici e di progresso in genere, l’intelligenza continui ad essere una qualità donataci alla nascita e per questa ragione impossibile da costruire a tavolino con l’educazione e la cultura.

Può anche darsi che questa sia la solita banale verità sufficientemente dimostrata ed il mio problema sta tutto nel mio solito procedere berniano Io sono OK tu sei OK che forse prendo troppo alla lettera. Comunque stiano le cose, il cruccio principale  legato alla mia ultima riflessione riguarda il mio inconsueto atteggiamento nei confronti del prossimo: tempo addietro non ho mai messo in dubbio la parola di nessuno e per rafforzare il messaggio di fiducia nei confronti del prossimo a messaggi del tipo – sai, potresti comprare questo da me perchè anche se puoi andare dove vuoi e trovi tanti prodotti di qualità io ti faccio il prezzo migliore perchè sei un amico – ho sempre replicato con qualcosa come – certo, le persone oneste si vedono dagli occhi, e poi mi ispiri una tale fiducia che ti dò anche del tu – ecco, guai al nascere di qualsivoglia dubbio nella mia mente che potesse infestare quell’autentico manifesto di chiarezza. O almeno, questo accadeva prima di una delle mie tante piccole morti.

Credo che oggi qualcosa sia cambiato, in qualche post passato avevo già accennato a delle micro-variazioni sulla mia capacità di fidarmi, oggi devo riconoscere di essere arrivato alla considerazione che il vecchio detto (fidarsi è bene, non fidarsi etc etc) possa avere un significativo fondo di verità. La maggior parte degli essere umani sono abituati a vivere sulle spalle degli altri, c’è chi ha avuto il dono della furbizia ed è diventato politico, c’è chi al contrario si deve barcamenare nelle difficoltà di ogni giorno come un commerciante, ed usare il suo potere da astuto commerciante per sottomettere il prossimo ai propri bisogni, proprio come fa un cane quando azzanna un animale più piccolo allo scopo di procurarsi del cibo. A questo si aggiunga che ci sono posti nel mondo (come le grandi città per esempio) dove anche un insospettabile professionista riesce a comportarsi come il fruttivendolo, ed è interessante notare le analogie dialettiche tralasciando l’elemento linguistico che nel secondo caso appartiene al folklore indigeno.

Questa sera camminavo per la strada facendomi i fatti miei, mi sono sentito chiamare da dietro – signore, posso dirle una cosa – ed io – certo, prego -, è stato quello il momento in cui ho percepito chiaramente che il mio potere stava fluttuando nello spazio profondo mentre quello del tizio di fronte mi soffiava addosso la sua necessità di spiccioli. In fondo è facile – mi sono detto – basta ignorare tutti gli estranei che ti chiamano, voltare le spalle a quelli che alzano il mento e ti guardano dall’alto se chiedi un’informazione, lasciare il sacco da 20kg delle migliori patate di Giarre nelle mani dell’uomo della fiera quando ne hai chiesti solo 2… solo così mantieni sano il tuo potere, almeno quando hai a che fare con quelli piccoli.

Ecco, così facendo sperimenti un nuovo sentire ed una strana energia che ti appaga nel profondo: gli altri si mettono sugli attenti conoscendo il tipo che sei, oppure ti evitano perchè sanno che lo scambio sarà più sconveniente per loro… beh, è difficile rinunciare all’immagine tanto ricercata dell’uomo che non si fa fottere da nessuno, a lungo andare assapori questo piccolo potere e lo fai diventare un vizio, passeggi per la strada ed ignori le voci dei piccoli zingari col loro giocattolino sporco e la mano tesa che proprio non riuscivi a non accontentare, ti fermi qualche secondo in più al semaforo quando scatta il verde se quello dietro ha strombazzato una volta di troppo, impari a dire di no e a non regalare tempo e risorse a chi non ricambia adeguatamente con moneta sonante, insomma finisci per vedere intorno a te solo cani bavosi ed impari a smettere di miagolare perchè un gatto non lo sei affatto.

Adesso non so se questo sia un processo che mi condurrà inevitabilmente a considerare la razza umana definitivamente indesiderabile, il grosso problema di oggi è che ho scorto quel vizio anche nella persona di cui mi importava tanto, e non c’è modo peggiore per ricordare un amore estinto come il proprio tiranno inconsapevole.

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

2 Comments

  1. amico mio..se tu fossi stato cosi diffidente, al tempo in cui ci incontrammo, e permettimi di sottolinearti l’uso alquanto forbito dell’italica lingua, col cazzo che saremmo diventati quello che siamo! questo è solo un complimento alla tua bontà d’animo..certo che comprare la prima minchiata dal primo che passa per strada…ma io tu voglio bene anche per questo
    ci vediamo tra un mese
    ti voglo bene
    f.

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