Frankenweenie

23 Gennaio 2013
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1 minuto di lettura

Non posso dire di essere entrato al cinema colmo di aspettative; dopo Dark Shadows e Alice in Wonderland (per non parlare de La Fabbrica di Cioccolato) Tim Burton non è più stato quell’eroe che a 13 anni mi aveva affascinato con Beetlejuice e che ha continuato a farlo con Edward Scissorshand, Nightmare Before Christmas, e ancora Ed Wood, Mars Attack, Big Fish, La sposta cadavere e Sweeney Todd… insomma avete presente quando scopri un autore (in questo caso cinematografico) nel cui immaginario riesci a sentirti cullato, e che ti fa piangere come un bambino per la commozione davanti a personaggi neri come la pece ma con quella forza interiore, quell’originalità che rendono la tristezza una cosa interessante da vivere? Ecco, Tim Burton è stato per molto tempo quell’autore capace di emozionare con le fiabe nere. Poi ho assistito lentamente alla sua decadenza artistica, almeno dal mio punto di vista, che ho attribuito al successo commerciale che lo ha costretto ad obbedire alle leggi del mercato.

Ma veniamo all’argomento di questo post: dicevo di essere entrato al cinema senza aspettarmi granchè, speravo solo che la riesumazione di quel corto bocciato dalla Disney perché non adatto ai bambini nel 1984, non distruggesse quel piccolo gioiellino sicuramente ingenuo ma con tanto cuore.

Ed invece Frankenweenie si è rivelato non solo superiore a quel corto, ma mi ha portato talmente indietro negli anni da farmi sentire come quando ho visto per la prima volta Edward mani di forbice.

Probabilmente dal 1984 la Disney è diventata più di manica larga per quanto riguarda i film per ragazzi, o forse Burton è finalmente in grado di dire la sua dopo anni di successi, fatto sta che il film è delicato e romantico tanto da strappare diversi momenti di commozione che il più delle volte sconfinano in lacrime. La storia è pressapoco quella del corto, a cambiare alcune sfumature e soprattutto l’animazione stop-motion senza alcun attore in carne ed ossa.

Concludendo un film in perfetto stile burtoniano, non frettoloso (come Dark Shadows) e ricco di tantissimi particolari (quando lo vedete fate attenzione a tutto quello che c’è nella soffitta di Victor, come anche le tombe nel cimitero degli animali) che lo rendono un capolavoro nel genere. E non è la morale che possiamo tirarvi fuori e che sicuramente sarà utile ai più piccoli, nè la trama che comunque è bellissima… quello che emoziona di Frankenweenie è la nera dolcezza dei suoi personaggi e quella fotografia grigia e cupa che ci ricorda come per vivere grandi emozioni a volte i colori non siano necessari.

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

1 Comment

  1. Io l’ho visto con alcune amiche. Non male devo dire. E’ stato molto soft ma divertente, e nell’ultima parte vedere quella tartaruga rinata fare il verso a godzilla dei vecchi film in biaco e nero, mi ha spiazzato tanto che pensavo “o è un genio o ha deciso di darsi al trash”. Ho optato per la prima, perchè alla fine quella citazione sottintesa mi ha colpito.
    Simpatica e inquietante la ragazzina con mister Baffino e i suoi occhi enormi..

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