Una giornata in bicicletta

2 Giugno 2008
2
4 minuti di lettura

Fa sempre piacere uscire la mattina senza un’idea precisa sul dove andare. Non ero neanche troppo sicuro di prendere la bicicletta, ma quella è la solita scusa per lasciare a casa i pantaciclisti a favore di jeans e maglietta.

Il vantaggio di spostarsi su una due ruote interamente “gestita” dal proprio corpo è quello di poter andare dove ti pare senza la preoccupazione di essere fermati da un vigile o da un segnale di divieto… la bici è un’estensione di noi stessi e questa città sembra rispettare in pieno tale considerazione: le automobili ti ignorano trattandoti allo stesso modo di un passante un pò più veloce degli altri, puoi farti tutti i sensi vietati che vuoi ed anche le strade private.

Porto Rossi Porto Rossi Catania: scritto a caratteri cubitali davanti la sbarra d’ingresso… vado dentro passando tra le fioriere. Ci sono delle barche che galleggiano nell’acqua sporca, su alcune ci sono uomini e donne che prendono quel pò di sole che ogni tanto fa capolino dalle nubi. Adesso sta ormeggiando una barca a motore, sono qui su una panchina a godermi il silenzio e a scrivere, vengo scambiato per il benzinaio… ma oggi non mi “sposta” nulla e gli dico: non sono io ma ve lo cerco. Il benzinaio arriva subito e rifornisce gli allegroni. Tra loro c’è una bella donna, una di quelle da cui non riesci a staccare lo sguardo… meglio lasciar perdere e non guardare più, continuo a scrivere.

Arriva un’altra barca, il rumore comincia a darmi fastidio, meglio andare via. A dopo…

Eccomi di nuovo: Ognina, appena di fronte i gazebo che vendono di tutto, seduto alle spalle della piazzetta e circondato da inferriate verde/ruggine, rocce nere e spazzatura… la mia vista si perde all’orizzonte, sul mare. Mi concedo una sigaretta, so che non è l’ideale e che dovrei risparmiare il fiato per le prossime pedalate, ma per fortuna (volendo vederla così) non posso definirmi uno sportivo fissato con la salute, al contrario sono uno di quelli che fa sport solo perchè così può mangiare, fumare e bere quello che vuole senza patirne troppo le conseguenze (mi sembra di sentire gli applausi sarcastici dei salutisti).
Non posso fare a meno di sorridere pensando a quei lucchetti attaccati alle ringhiere, tra le rocce nere, il vento e la spazzatura… mi domando se quelle anime che hanno incatenato qui i loro buoni propositi, siano ancora unite…  non ci credo molto e so anche perchè… perchè sono un disilluso che ha spazzato via dal cuore la speranza che due umani possano restare uniti per sempre. Mi domando anche se le chiavi di questi lucchetti sono ancora in mano ai legittimi proprietari, e se chi decide di abbandonare la propria metà ha poi il coraggio di venire qui e gettare in mare il suo catenaccio: immagino di trovarmi di fronte una coppia che apre il suo lucchetto, immagino le lacrime, gli abbracci, e poi li vedo allontanarsi ognuno per la sua strada… la realtà però è ben diversa, probabilmente a nessuno di quelli che l’hanno lasciato frega più niente del suo lucchetto, e chissà che fine hanno fatto le chiavi. Insomma, forse è proprio a questo che servono certi simboli, illuderci che certe cose possano anche durare per sempre, come anche (nel caso di questi lucchetti) regalare della tenerezza a quest’uomo che sorride alla natura effimera dell’amore romantico.

Ho scattato una foto col cellulare, adesso non ho voglia di leggere tutte le scritte, conservo quest’emozione per stasera, quando pubblicherò tutto sul mio blog… eccola:

Lucchetti

I ragazzi volano giù dalle rocce, mi è venuto in mente Totuccio che volò tra le nuvole perchè il mondo là sotto sembrava correre troppo per lui. Le persone si ammalano perchè credono di non riuscire a stare al passo con la società… mi chiedo perchè alcuni sentano così indispensabile la necessità di stare sempre al passo, quando è così bello stare un pò indietro, e sentirsi sfrecciare accanto i bolidi depressi… io passeggio con la mia bici, assecondo il mio ritmo vitale, niente mi spezzerà… MAI!

Una mamma rimprovera il suo bambino, gli urla: che c’è da ridere. Il bambino ride guardando il mare che cerca di sommergere uno scoglio, o almeno così mi piace pensare… il bambino ha il mio stesso nome.

Continuo il mio giro, qui ho già preso le emozioni che mi servivano, le ho trovate per caso, in questo giro improvvisato… che gran cosa una passeggiata in bici.

Fiori

Quale meravigliosa esplosione di colori in questi fiori ai bordi della strada.

AciCastello, tappa obbligata, lo scorcio di mare dove una notte di diversi mesi fa ho creduto di vedere Dio che nuotava tra le acque (cit. Dio è sceso a fare un bagno ad Acicastello). Non vorrei spendere troppe parole per questo momento, mi limito a gustarne il sapore agrodolce nella consapevolezza che la grandezza delle emozioni umane sta anche in questo: riuscire a dare un senso al dolore, e farlo costruendosi una dimensione interiore di “pienezza”, perchè solo nel vuoto il dolore trova spazi molto più grandi ove rifugiarsi, mutando così in angoscia… fin quando il sole spunterà nel cielo e gli uccelli canteranno, nella mia anima ci sarà sempre qualcosa, ed il dolore potrà trasformarsi in musica e parole.

Faccio una lunga pausa da mia sorella, gusto un ottimo piatto di pasta al pesto ed una bella fetta di carne, due chiacchere con Mark e Mariangela, dei buoni consigli sulle prossime letture: 11 Minuti di Coelho e due romanzi di Guillaume Musso, l’Uomo che credeva di non avere più tempo e Quando si ama non scende mai la notte.

La stanchezza della passeggiata in bici comincia a farsi sentire, anche per effetto del lauto pasto. 15 Minuti (un quarticello lo chiamo io) di sonno e poi riparto. Mi sveglio alle 19, katz, lo sapevo… faccio due chiacchere con la mia splendida sorellina e via di nuovo, questa volta verso casa.

Piazza Iolanda, tappa obbligata prima di tornare a casa. Il tempo di una sigaretta, di rispondere ad un sms, di raccogliere le idee e soprattutto riposare la gamba destra. Adesso maledico la mia tendenza all’improvvisazione, se solo stamane mi fossi attrezzato adeguatamente per questa passeggiata non risentirei delle fastidiose conseguenze del sellino… doveva essere una piccola passeggiata, ed invece si è trasformata in un viaggetto in solitaria, ma sono contento. Ricevo adesso adesso un sms da una donna che ho amato, o almeno ho creduto di farlo… mi ha scritto: ti voglio bene. Me lo prendo tutto quanto, è bello sentirsi voluti bene, soprattutto quando si è soli.

Adesso sono a casa, ho recuperato foto e appunti per questo post, sulla strada del ritorno ho fatto un piacevole incontro, avrei voluto dirle qualcosa in più, pregarla di prendersi cura di lei, ma non era il momento giusto, o forse non era la persona giusta a cui dirlo.

Oggi ho riempito un vuoto, e dire che si è trattato di una semplice giornata in bicicletta… ottimo a saperlo, lo farò più spesso, e non solo per prepararmi a Santiago, ma per allenarmi a godere della bellezza delle piccole cose, perchè spesso dimentichiamo come farlo.

Nicola Randone, alias Art, è Scrittore, musicista compositore, leader della band Randone con all'attivo 7 cd ed 1 dvd LIVE sotto edizione discografica Electromantic Music. Qui pone frammenti di vita, espressioni dell'anima, lamenti del cuore ed improbabili farneticazioni intellettuali.

2 Comments

  1. ciao enrica… non sai quanto mi conforti questo tuo commento, le anime speciali non vanno mai lasciate sole a sè stesse ed io, adesso, respiro una pace differente… piuttosto perdona il mio dubbio, determinato solo dalla mia ignoranza sul vostro rapporto… un abbraccio grande.

  2. ciao nico,come sai nn sarebbe stato necesario kiedermi di prendermi cura di lei.nn so perke’ ti sia venuto il dubbio ke io nn fossi la persona giusta a cui dirlo…comunque mi ero gia’ accorta,mentre parlavamo,che trattenevi alcuni pensieri dentro di te nn esprimendoli con le parole.sn pero’ contena di sapere ke dentro di te ci siano preoccupazioni di tal genere per lei.un’anima speciale merita tutte le cure e le attenzioni di questo mondo….e lei lo e’.un saluto enrica

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articolo precedente

Blue Man Group – Earth to humanity

Prossimo articolo

cit. da Luna Mancina

Le ultime da Diario

sincera agonia

E’ notte… e la notte mi è sorella. Avrei avuto voglia di scrivere una canzone, una bella canzone che parlasse di agonia

3 Maggio 1990 (giovedì) ore 12:22

E’ passato quasi un mese dall’ultima ricognizione, ma non credere che sia successo granché. Sono arrivato quasi alla fine dell’anno scolastico con
TornaSu